Aladiterra

L’Alba di un contratto

Artista: Fabrizio Loschi
Curatori: Elena Bernardi, Francesco Raffaele Mutti
Organizzatori: Whiteside Studio, Discromie.

“L’ angelo che si fa uomo è la figura centrale e iconica di intercessione celeste, presente in tutte le religioni… Gli angeli arrivano, ci danno consigli, ci difendono, ci sterminano.”

F.L.

Aladiterra: l’alba di un contratto.

L’angelo si recide un’ala mutandola in aratro; il suo “sacrificio” sancisce in modo inequivocabile il rapporto tra umano e divino. L’atto di “tracciare il solco” preannuncia le intenzioni dell’uomo, i suoi tentativi di domare la materia: la terra diviene il luogo, lo spazio sperimentale del suo “abitare stanziale”. Aladiterra è la sintesi poetica ed agnostica del rapporto tra l’uomo ed il Pantheon, che da 6.000 anni si evolve e muta ciclicamente. Un progetto in divenire che l’artista ha pensato senza una precisa destinazione: Aladiterra prende forma attraverso un sistema di relazioni.

Arte, natura, gesto e materia che diventano protagonisti di una nuova visione del mondo. Aladiterra racconta l’avventura intimista di Fabrizio Loschi, trenta opere riunite per narrare silenziosamente la poetica dell’operatore dell’inutile (come egli ama definirsi). Il percorso ci introduce ai misteri di un linguaggio artistico capace di figurare materie. Loschi è un inventore e maneggia molti materiali riportandoli in vita. La sua opera
prende vita da meditazioni filosofiche e letterarie con cui l’artista alimenta la sua immaginazione, da ispirazioni nate da esperienze passate, viaggi, da una sua evidente spiritualità e da una rilettura dell’ambiente a cui mai viene meno. Come ha scritto lui stesso: “Mi piace pensare che esista una materia Zero: se esistesse sarebbe una frequenza, un’onda sonora che permetterebbe alle particelle di aggregarsi tra loro. L’inudibile suono della Genesi”. Passato, presente, cielo e terra si fondono dunque in una materia nuova e ancestrale.

Elena Bernardi



Aladiterra di Fabrizio Loschi è un progetto essenzialmente connettivo. Lo è diventato col tempo, accettato da tutti: e questo è un fatto. Sebbene sia, ovviamente, una personale sulla sua produzione certamente più storica così come incentrata sugli ultimi lavori, in ragione di una linea di pensiero che riflette le intenzioni stesse del Festival della Filosofia 2019 di Modena (organizzata sul tema della “persona” dunque di identità), Loschi riesce comunque nel difficile compito di attrarre ciascun soggetto chiamato in causa – non ultimo il fruitore – nella definizione di un intero artistico
nel quale ognuno ha voce in capitolo. Persino l’ambiente in cui i lavori, con assoluta umiltà, sono stati collocati. L’ideale rigore segnico dell’artista modenese, alimentato da una generale aderenza concettuale con quel “ritorno all’ordine” post prima guerra mondiale che seppe confrontarsi con le avanguardie storiche appena trascorse, chiarisce il lato per certi versi “eversivo” della sua produzione: dunque una giustapposizione emotiva alla generale moda di un’arte asettica e calcolata, contemporanea nel senso più oscuro del termine; una purezza della linea che è certamente sintesi sintattica ma non vuoto minimalismo; una narrazione condivisa e capillare che, comune a ciascuna opera, riflette la conoscenza diretta della natura “fisicamente e quotidianamente materica” delle proprie idee.

Francesco Mutti

ALCUNE FOTO DELLA MOSTRA

IL BOOK

Non un catalogo d’arte bensì un libro sulla mostra Aladiterra di Fabrizio Loschi, pubblicato in collaborazione con la casa editrice “Libri da bruciare”. Il testo del libro nasce da una audio intervista a casa di Fabrizio realizzata un pomeriggio d’estate. All’interno del libro ci sono volutamente alcune foto dello studio e delle opere dell’artista (non tutte) l’unico accenno al catalogo si trova nelle due facciate fotografiche delle opere, poste alla fine del libro.