In collaborazione con 

ARTFACTORY06 – Home Movies 

Venerdì 23 febbraio 2024 

19:30 – 23:00

Via Mazzini 43, Sassuolo (MO)

Venerdì 23 febbraio, presso lo spazio di Via Mazzini 43 a Sassuolo, verrà proiettato “Il gesto delle donne” e sarà sonorizzato dal vivo dal musicista e compositore Lorenzo Valdesalici. In collaborazione con Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia e Archivio Aperto.

Programma 

Ore 19:30 apertura spazio e aperitivo 
Ore 20:30 presentazione del film “Il gesto delle donne” 
Ore 21:00 Inizio proiezione

Il gesto delle donne è una selezione di immagini d’archivio sul lavoro delle donne, a lungo invisibile, che riemerge con la forza delle immagini private e d’impresa, dove pubblico e privato si intrecciano e disegnano la genealogia di un fare che è gesto della cura, della precisione, della condivisione, gesto di una memoria che riscrive il presente. 

Il progetto è stato ideato da Giulia Simi assieme a Michele Manzolini e rientra nei temi esplorati da Memoryscapes. Il cinema privato online. Le immagini sono tratte da 25 fondi filmici conservati da Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, a eccezione del Fondo Franco Cigarini conservato alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.

“Il gesto delle donne è una selezione d’archivio che cerca di ripercorrere l’immagine delle donne al lavoro nel corso del Novecento – tutto ciò che si vedrà è contenuto tra gli anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso – all’interno di uno specifico contesto, che è quello dei film di famiglia – dice la curatrice Giulia Simi -. Con l’eccezione di alcuni frammenti, che provengono da fondi legati alle storie d’impresa e che sono stati per lo più realizzati con scopo promozionale, tutti i materiali provengono da fondi familiari, dove il fare delle donne emerge in una molteplice varietà di contesti. Una varietà che appartiene tuttavia a un immaginario tipico del lavoro femminile, seppure con qualche sorpresa. In queste immagini, dunque, ripercorreremo le tracce di quella che appare come la mappatura classica dei mestieri delle donne”.  

Sono immagini che hanno la potenza evocativa della memoria e una grande energia emotiva. Incontreremo gli sguardi di madri, nonne, sorelle che ci hanno preceduto e hanno compiuto i primi passi verso la grande stagione della liberazione delle donne. Proprio negli anni Settanta, negli anni in cui esplode il Femminismo, questa selezione si conclude, lasciandoci un filo per tessere nuove trame sugli ultimi cinquant’anni di storia delle donne al lavoro” – Giulia Simi.

L’Archivio Nazionale del Film di Famiglia, fondato e gestito a Bologna dalla Fondazione Home Movies, nasce con l’obiettivo di salvare e trasmettere un patrimonio audiovisivo nascosto e inaccessibile. La documentazione audiovisiva inedita, privata e personale, raccolta dall’Archivio, costituisce un ampio e prezioso giacimento visivo per la storia italiana del Novecento, che progressivamente viene reso pubblico e messo a disposizione attraverso progetti e iniziative.

Il gesto delle donne verrà sonorizzato dal vivo dal musicista e compositore Lorenzo Valdesalici. Si diploma in chitarra classica al conservatorio Achille Peri di Reggio Emilia nel 2018. Intraprende un lungo percorso da strumentista e compositore collaborando con diversi artisti emiliani, tra cui Mara Redeghieri, con cui lavora da oltre dieci anni, e Tiziano Bianchi. Nel 2021 si laurea al conservatorio di Bologna Giovan Battista Martini al corso magistrale di composizione di musica per film. Sempre nel 2021 fonda gli Stato Brado, trio di musica elettroacustica – post agricola.

In collaborazione con:

ARTFACTORY05 – Sara Munari

Venerdì 19 gennaio 18  – 22 
Sabato 20 gennaio 18 – 22
Domenica 21 gennaio 16 – 21  

Via Mazzini 43, Sassuolo (MO)

Venerdì 19 gennaio 2024, presso lo spazio di Via Mazzini 43 a Sassuolo, verrà presentato il progetto Don’t Let my Mother know di Sara Munari in collaborazione con Il Meccanico e Grenze Arsenali Fotografici, festival internazionale di fotografia di Verona. 

Don’t Let my Mother know racconta un viaggio impossibile compiuto dall’autrice per ritrovare il padre, malato di Alzheimer, sul pianeta Musa 23 MUnari Sara. Una metafora sull’incapacità di comunicare e la perdita emotiva dei propri cari, quando soffrono di malattie così complicate. Il viaggio terminerà con il distacco dall’extraterrestre (suo padre) che dovrà lasciare sul pianeta, come accade per la malattia che non ha possibilità di miglioramento. Sara Lavora per Rasa, invece che per la NASA (Rational Aeronautics and Space Administration) perché tutto è irrazionale e Rasa è Sara al contrario. L’autrice, ormai anziana, può raccontare tutto delle sue scoperte. La scelta ironica dell’approccio è legata al padre, persona molto socievole e fantasiosa, amante di tutto ciò che riguardava lo spazio e la possibilità dell’esistenza di altre forme di vita.

L’opera si conclude con la possibilità che tutto potesse essere stato sogno e non reale, ma nella stanza dell’autrice, al suo risveglio, ha trovato fotografie che dimostrano il contrario L’opera è accompagnata da un video con riprese del pianeta che ne dimostrano il viaggio. L’opera si presenta sotto forma di un vecchio archivio consumato e riscoperto, fatto a mano. La scelta del titolo è dovuta al fatto che se la madre dovesse scoprire questa storia, penserebbe che Sara è impazzita, quindi, meglio non dirglielo.

“L’immagine è muta e muta, come la storia muta ed è muta. Per riattivare la storia, privata o pubblica occorre una voce narrante, parziale ma universale, personale ma condivisibile. Una voce di fatti e ricordi, lontana da quando l’immagine era attendibile. Sara Munari rimette al centro del discorso il fotografo. L’immagine può essere neutra o falsa, poco importa. Perduta l’aura del vero, abbiamo bisogno di altri patti, meno dogmatici. C’è bisogno di”inframince”, sottile differenza dal reale, così leggera che al solo parlarne scompare. Sara Munari racconta la sua storia come una messa in scena nella quale è il fuori campo a dare senso a ciò che non può più assolutamente essere letterale e connotativo. Tutto è malleabile e se la qualità è dell’estetica, Sara Munari afferma un’immagine che ri-negozia i modelli del reale contribuendo a ripensare i nostri giudizi. Il progetto “Non ditelo a mia madre” non usa effetti speciali per parlare invece di scopi. Ma il lavoro della Munari è anche un progetto su un’idea precisa di archivio. La fotografa mentre riafferma il valore di verità e memoria, insinua la finzione narrativa. Le immagini si fanno correlativi oggettivi e l’archivio che li distribuisce attraversando la medialità (carteggi, orme, documenti…), non custodisce più una storia coesa e compatta ma schegge, frammenti ad alto potenziale metonimico. Se il frammento è l’unità minima, il montaggio è la pratica in cui si risolve la sua artisticità. Munari è un bricoleur che costruisce un atlante dai criteri ordinatori volutamente deboli ma potentissimo in quelli iconografici. La sequenza stagliata su uno sfondo di mappe soggettive sovrapposte, è un meta-racconto di ciò che può significare essere figlia e fotografa”  Testo e mostra sono a cura di Simone Azzoni.

Venerdì 19 gennaio è previsto un incontro con l’autrice e il curatore Simone Azzoni, una conversazione informale e plurale assieme al pubblico sul progetto presentato. 

La mostra, oltre ai giorni indicati, sarà visibile anche da lunedì 22 a venerdì 26 gennaio solo su prenotazione, scrivendo una mail a info@viamazzini43.com 

Sara Munari nasce a Milano ma gira il mondo. Espone in Italia ed Europa presso gallerie, Festival e musei d’arte contemporanea. Docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Santa Giulia a Brescia. Fa da giurata e lettrice portfolio in Premi e Festival Nazionali. Gira l’Italia per tenere conferenze, corsi e letture portfolio. Vince, coi i suoi lavori, premi nazionali e internazionali. Attraverso una continua ricerca, sviluppa storie visuali che approfondisce, attraverso la contaminazione di più media, partendo sempre da una base fotografica. Scrive sei libri di teoria sulla fotografia e ne pubblica di cinque di sue fotografie. Docente di Storia della fotografia e comunicazione visiva presso Istituto Italiano di Fotografia e di Linguaggio e Costruzione del racconto fotografico in molte sedi italiane. Ha un blog di fotografia molto seguito in Italia: www.saramunari.blog

Apre nel 2019 Musa Fotografia, centro per corsi, mostre, presentazioni e tutto ciò che riguarda la fotografia, a Monza. Ottiene premi e riconoscimenti a livello internazionale. Si diverte con la fotografia, la ama e la rispetta e non sa perché ha scritto in terza persona…forse fa finta di non conoscersi.

In collaborazione con:

ARTFACTORY03 – Chiara Ernandes / Veronica Milli

Sabato 15 ottobre 16  – 21 
Domenica 16 ottobre 11 – 20 

Via Mazzini 43, Sassuolo (MO)

Sabato 15 ottobre 2022, presso lo spazio di Via Mazzini 43 a Sassuolo, apre Artfactory 03 – Ernandes/Milli, un dialogo visuale attraverso i lavori di Chiara Ernandes e Veronica Milli.

Still Birth di Chiara Ernandes è il risultato di un imprinting visuale, di un limbo impresso nel subconscio di una bambina che ha deciso di attendere nell’altrove, prima di rivendicare il proprio diritto a esistere. Le pagine di questo libro ricostruiscono l’unicum di una donna che non ricorda quella bambina, una donna che sente un’energia terrosa scorrerle dentro, quella che gli spagnoli chiamano Duende e che Federico García Lorca descrive così: “II Duende appartiene a pochi. È l’energia della terra. Si sa solo che brucia il sangue come un tropico di vetri, che estenua, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili, che si appoggia al dolore umano inconsolabile.

Valdescura è lontana un’ora dal mare di Veronica Milli è lo sviluppo di una narrazione immersiva della vita attraverso il medium fotografico. Valdescura è lontana da tutto e sta scomparendo, i suoi abitanti sembrano incarnare un senso di vita profondo come, allo stesso tempo, una profonda malinconia. Tutto è ammantato da una tensione verso la fine. L’autrice radicalizza questa tensione e la trasforma. Inserendo la recente nascita della figlia, vita e morte diventano i poli di un attraversamento, il corpo, la maternità, fare esperienza dell’ignoto, cambiare.

Chiara Ernandes, nata a Roma l’8 Agosto del 1989, dopo il Liceo Classico frequenta la Scuola Romana di Fotografia. Per molti anni lavora come fotografa di scena per diversi teatri romani, specializzandosi nel teatro contemporaneo e performativo. Oggi, la pubblicazione Still Birth, edita da Yogurt Magazine nel 2020, conclude un percorso di ricerca autobiografica volto a ricomporre la memoria di una nascita non nascita. La contaminazione e la rielaborazione materica dei suoi scatti sono la base di un processo creativo sempre nuovo. 

Veronica Milli è un’artista Italiana che vive e lavora nel Nord Italia. La fotografia è il linguaggio da lei prediletto che spesso utilizza per la maggior parte dei suoi progetti. I suoi scatti, realizzati principalmente in bianco e nero, sono realizzati attraverso l’utilizzo di diversi mezzi: polaroid, fotografie analogiche, fotografie digitali o semplici inquadrature realizzate con il telefonino. Fin dall’inizio del suo processo artistico, Veronica indaga, approfondisce e sviluppa tematiche legate al mondo interiore, all’inconscio, allo scomodo. In una continua ed infinita ricerca verso altre realtà.

Still Birth e Valdescura è lontana un’ora dal mare sono rispettivamente pubblicati da Yogurt Editions e DITO Publishing.

Alle ore 18 di sabato 15 ottobre è previsto un talk con le autrici, una conversazione informale e plurale assieme al pubblico, ove le esperienze personali delle ospiti saranno il punto di partenza per parlare di arte e contemporaneità. Ernandes/Milli è inoltre un dialogo in forma visuale, con una mostra fotografica a cura di Riccardo Vurchio e Rita Meschiari. 

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ARTFACTORY02 – Colette Baraldi Aka Resebe / Elodie Cavallaro

Venerdì 16 settembre 17 – 21 
Sabato 17 e domani 18 settembre 11 – 20 

Via Mazzini 43, Sassuolo (MO)

IN-GO-IO è una ricerca visiva sul cibo e sul rapporto che abbiamo con esso. Il progetto intende documentare le concezioni, i comportamenti, le aspettative e le attitudini che riserviamo verso ciò che mangiamo, inteso non solo come azione legata al nutrimento ma connessa anche con tutto ciò che ruota attorno ad esso: preparazione, sapere, gestualità, ricerca e cura, rapporto con l’altro e l’esterno oltre che con la nostra più inconscia individualità. Un’esplorazione sulla relazione sociale, storica e fisica tra cibo e corpo, articolata come una raccolta di tracce e frammenti. 

IN-GO-IO è un progetto che nell’arco di sei mesi vuole avviare un’indagine sulla questione del cibo, sviluppando attraverso fotografia, video e illustrazione una ricerca visiva che si divide in tre capitoli. 

Il primo capitolo di IN-GO-IO inaugura venerdì 16 settembre alle ore 17 con la presenza delle autrici Elodie Cavallaro e Colette Baraldi aka RESEBE.

Colette Baraldi aka RESEBE è un’artista franco/italiana, di base in Italia. Ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e Architettura all’Istituto d’Arte A. Venturi di Modena. La sua ricerca si concentra sul disegno, la pittura, motion graphics e video installazioni site-specific in spazi pubblici. Ha esposto i suoi lavori in diverse gallerie come il Flash Art Show a Milano e diversi altri luoghi in Italia, Francia, Siria, Arabia Saudita e Qatar. Ha partecipato a diversi festival di arte digitale e elettronica come il NODE a Modena. Ha collaborato con FuseFactory nella video installazione con mapping interattivo per Porcelaingres al Fuorisalone 2017 di Milano. Inoltre ha realizzato le video animazioni scenografiche per lo show “Féerie” del Moulin Rouge a Parigi, nel 2016 ha collaborato con il regista teatrale Stefano Cenci. Ha curato vari eventi all’interno di Carrara Studi Aperti 2018/2019.

Elodie Cavallaro è un’autrice franco/italiana, ha svolto un master di fotografia d’architettura e storia e linguaggio della fotografia con Luca Capuano per poi approfondire il linguaggio della fotografia di moda con Toni Thorimbert. Si definisce una profonda osservatrice del mondo circostante, ove il processo di analisi è quasi più importante del punto di destinazione. Architettura e moda sono i principali campi toccati, ogni opera è il risultato di un’incessante ricerca e curiosità di linee, corpi e purezza. Lo studio dei corpi, al centro dell’analisi, riflette i valori della femminilità nascosti dentro ogni cosa. 

 

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ARTFACTORY01 – Mich Vasca e Ilaria Bellomo

Sabato 26 marzo 14 – 21

Via Mazzini 43, Sassuolo (MO)

Mich Vasca e Ilaria Bellomo narrano l’incontro a tinte nere, tra spiritualità ed etica ambientale, al servizio della consapevolezza dell’uomo. Un gruppo di opere che trascendono la simultaneità del soffio e della fiamma, con gioia fioriscono e si ricongiungono all’Uno.

Venti fluttuanti che danzano nella sala del fuoco, avvolgenti e penetranti. L’installazione presenta i fiori sbocciati nel giardino dei due artisti, note di una geometria noir che comunicano l’immaginario condiviso a questo punto del loro percorso professionale. 

Una sinergia nata per vestire la libertà della persona, in lotta per la bellezza del mondo, contro l’omologazione. 

All’interno dello spazio di Mazzini 43 sarà esposta ‘Agni’, nata dalla collaborazione tra le due realtà, avvolta da una selezione di capi di Ilaria. Sarà prevista una performance di trasformazione dell’opera a cura di Michael Spartano, designer di Mich Vasca. I designer saranno disponibili ad accogliere domande, dando vita ad un tavolo di discussione abile a creare un’interazione culturale con tutti e tutte. 

Durante l’evento si terrà un talk in cui si affronteranno due tematiche strettamente connesse tra loro, spiritualità ed etica ambientale, entrambe indagate a più ampio spettro. Nel corso della giornata verrà presentato il video di ‘Agni’ realizzato in co-partecipazione con Discromie, il costruttore delle forme proietterà il significato interiore dell’opera nella coscienza più materiale.

 

Con Artfactory Via Mazzini 43 intende creare un riferimento per il contemporaneo, un luogo di ricerca e produzione, uno spazio per avviare un dialogo tra arte, design e impresa.

Con Artfactory Via Mazzini 43 intende creare un riferimento per il contemporaneo, un luogo ▲ di ricerca e produzione, uno spazio per avviare un dialogo tra arte, design e impresa.